martedì 1 maggio 2012

BOLOGNA, la TURRITA





Tra i sec. XII e XII numerose erano le torri a Bologna: la tradizione parla di 180/200 torri.
Le torri avevano una funzione sia militare sia gentilizia: erano cioè uno strumento di offesa/difesa nel periodo della lotta per le investiture e tra le fazioni guelfe e ghibelline. Erano anche simbolo di potere e più erano alte e più testimoniavano il potere di chi le aveva costruite.

base della Garisenda

Le torri avevano una pianta quadrata con fondamenta profonde tra i cinque e i dieci metri, formate da pali piantati nel terreno ricoperti di sassi e calce. La base della torre era formata da grandi  blocchi di selenite su cui venivano costruiti muri sempre più sottili verso l'alto, realizzati con la tecnica della muratura a sacco, già conosciuta dai Romani, costituita da un muro interno e da uno esterno più sottile tra cui venivano posti sassi, pietre e malta. 

fori da ponte e fori da ballatoio attorno alla finestra della torre Galluzzi


Per costruire tale muratura venivano innalzati ponteggi con travi di legno: sulla facciata delle torri, infatti, sono ancora visibili i "fori da ponte" e quelli da "ballatoio" che servivano per sostenere i ballatoi, cioè le terrazze in legno che collegavano la torre alla residenza della famiglia o servivano per controllare il territorio o per contrastare l'avanzata dei nemici.
La costruzione di una torre era assai dispendiosa anche se vi venivano impiegati, come manodopera, i servi della gleba. I lavori potevano durare anche una decina di anni.
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CASA TORRE degli UGUZZONI






Le case-torri invece erano abitate: avevano una base di selenite più bassa ma più alta agli angoli della costruzione, di pianta spesso rettangolare e di altezza più ridotta e con muri meno spessi; le porte d'accesso erano a livello del suolo, le finestre più grandi 

ricostruzione della casa-torre de' Catalani

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da sinistra le torri Asinelli, Scappi (la più bassa), l'Altabella o Guidozagni, il Campanile di san Pietro, L'incoronata o Prendiparte, il campanile di San Giacomo.

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TORRI e CASE-TORRI ancora visibili in città


LA TORRE DEGLI AGRESTI



 In Piazza Galileo Galilei si trova la Torre degli Agresti, attaccata a moderne costruzioni, abbassata a 20 metri con l'altana sovrastante, fu privata dei blocchi di selenite quando fu ricostruita dopo l'incendio del 1641per iniziativa del Collegio di Spagna che ne aveva la proprietà.
Fu di nuovo restaurata negli anni sessanta come oggi appare.


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LA TORRE DEI LAPI





Inglobata nel complesso del Palazzo Comunale, la Torre de' Lapi ha un aspetto gentilizio. Si ipotizzò che fosse stata costruita sulle vestigia della Porta Nova, uno dei varchi della muraglia di selenite che cinse la città per tutto l’alto medioevo. Sarebbe poi stata riadattata alle necessità della famiglia dei Lapi, che  l’avevano acquistata dai Laigoni. Nel XIV secolo i Lapi la rivendettero per 400 lire  al Comune, che doveva ampliare il palazzo civico.


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LA TORRE DEI GALLUZZI

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Da via D’Azeglio si entra in Corte Galluzzi dove si trova la Torre dei Galluzzi che è piuttosto alta (30 metri) e robusta. I suoi spessi muri hanno resistito a numerosi attacchi dei nemici.
La Galluzzi si trova all’interno di un unico nucleo edilizio, che  veniva chiamato “curia”, cioè un complesso con le case abitative, la cappella gentilizia, le torri di un’unica famiglia, compresi servi e amici, attorno a una grande corte. La porta originaria della costruzione si apre a oltre sei metri dal suolo e la soglia presenta una chiara usura da calpestio: ciò potrebbe dimostrare come la porta fosse un punto di collegamento tra la torre e la casa di legno che le si addossava.

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LA TORRE DEGLI ALBERICI


In via S.Stefano, nei pressi di Piazza della Mercanzia, si erge la Torre degli Alberici, costruita nel XII secolo.  La famiglia la eresse nel XII secolo.




Fu poi ridotta ai suoi attuali 27 metri,con un'altana alla sommità, e seminascosta da un modesto edificio fino ai restauri del 1928.





 Alla sua base è ancora visibile un'antica bottega con serraglio di legno a forma di ribalta, risalente al 1273. Per ampliarne lo spazio interno, sono stati sacrificati i muri della Torre, il cui spessore originario lascia pensare che la Torre potesse essere più alta.

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LA TORRE DEGLI AZZOGUIDI,  o ALTABELLA






In via Altabella, cui si accede da Via Oberdan, si erge la torre Azzoguidi,detta appunto Altabella, alta una sessantina di metri con una resega a 28 metri che fa supporre potesse essere anche più alta. A base quadrata con dieci file di parallelepipedi di gesso alla base con una porta antica con arco a sesto acuto, presenta un piccolo vano, da cui si accedeva ad una cappellina affrescata dalla scuola Quattrocentesca bolognese.





Gli Azzoguidi, nelle cronache di Bologna a partire dall'anno 1228, erano di parte guelfa, ma non furono molto coinvolti nelle lotte di fazione.  Nella loro famiglia ci furono diversi ambasciatori e condottieri, soprattutto nei sec. XIV e XV, e uomini di scienza (tra cui Baldassarre, il primo tipografo bolognese).
Quando gli Azzoguidi si estinsero, nel 1500, la torre passò ai Muzzarelli,che la resero abitabile al primo e al secondo piano con un negozio al pianterreno. Questi interventi ne misero in pericolo la stabilità, mentre l’ampliamento della stretta porta d’accesso modificò  tutta la facciata della Torre su via Altabella. Il restauro del 1951 ha reso alla torre il suo aspetto originario.

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LA TORRE DEI PRENDIPARTE o CORONATA




A destra su via Sant’Alò si incontra la Torre dei Prendiparte, nota come la Coronata, che è alta 61 metri con 12 piani ora agibili. Costruita nel XII secolo dalla famiglia guelfa dei Prendiparte come ultimo baluardo contro gli attacchi dei nemici la Torre dei Prendiparte fu a lungo contesa finchè a metà del ‘500 per opera del potente Card. Paleotti, venne adibita ad estensione del Seminario Arcivescovile. 


Particolari delle prigioni 


In seguito, trasferito il Seminario in altra sede, nel 1751 il Card. Lambertini Papa Benedetto XIV la adattò a carcere dell’Arcivescovado per reati contro la religione. Nei locali dove un tempo c’erano queste prigioni della Curia, al terzo, quarto e quinto piano,  si possono vedere, grazie al recente restauro, iscrizioni e graffiti che presentano un colore rossiccio, in quanto venivano realizzati con scaglie del mattone di cui era composta la torre. 







I primi tre piani furono invece trasformati in civile abitazione alla fine del ‘700 quando la Torre fu confiscata alla Curia da parte delle truppe napoleoniche. A quel periodo vanno fatte risalire le modifiche più recenti,  con l’apertura di grandi finestre. Salendo per scale comode e sicure, si può raggiungere un’ampia terrazza da cui, grazie ad un sicuro parapetto, si può godere un bel panorama della città e delle zone circostanti. Ora la torre è gestita come un lussuoso albergo con vari eventi.



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LA TORRE DEI GUIDOZAGNI






In Via Albari, vicino alla Prendiparte, sorge la Casa- Torre dei Guidozagni,  costruita ai primi del XIII sec., doveva essere più alta prima dell'incendio che nel 1487 distruggesse la casa a lei unita. La "modesta" altezza (circa 20 metri), la base rettangolare (9,80 x 5,92 metri) e lo scarso spessore dei muri di base (circa 1 metro), indicano chiaramente che si tratta in realtà di una casa-torre, cioè fu effettivamente adibita ad abitazione. Nel 1926 fu restaurata dalla TIMO, la società dei telefoni di Bologna, e accolse le scale di accesso alla centrale telefonica. La porta originaria, sormontata da un arco a ogiva, fu rifatta utilizzando marmo invece di selenite, e furono create nuove aperture (una porta e alcune finestre). Il restauro permise di salvare la torre dal crollo.


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LA TORRE DEI LAMBERTINI





In Piazza Re Enzo, tra il Palazzo del Podestà e il Palazzo Re Enzo, sorge la Casa-Torre dei Lambertini sullo spigolo nord orientale. Si tratta più propriamente di una casatorre, che venne acquistata nel 1294 dal Comune di Bologna per ingrandire la sua residenza, formata dal palatium vetus – l’antecedente complesso del Podestà, e il palatium novum, il cosidetto Re Enzo.


I Lambertini, di parte guelfa,contribuirono fortemente alla cacciata dei Lambertazzi, gli esponenti ghibellini in città, avvenuta nel 1274 dopo ben quaranta giorni di zuffe, incendi e saccheggi. Ma soprattutto a loro va il merito della cattura di Enzo, re di Sardegna e figlio dell’imperatore Federico II, che passò la sua restante vita rinchiuso nel palazzo, che porta il suo nome. A ricordare il passato illustre della famiglia è rimasta solo la torre, di 25 metri, rimaneggiata nei secoli. Altana, porte, finestre e apertura a pianoterra sono state realizzate in tempi diversi. Originali dovrebbero essere la porticina col balconcino e la finestrella più piccola, cioè le uniche aperture che possano ritenersi del XII secolo. 


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LA TORRE DELL'ARENGO








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LA TORRE DELL'OROLOGIO





















sabato 10 marzo 2012

LE DUE TORRI

L'Asinelli e la Garisenda in stampe e foto antiche


Le due Torri da Piazza Ravegnana a destra il Palazzo degli Strazzaroli
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Vicino alle due torri ce ne erano altre abbattute alla fine dell'Ottocento



Lungo l'attuale  Via Rizzoli c'era  il Mercato di Mezzo
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Le due torri, simbolo della città di Bologna, furono costruite tra il 1109 e il 1119 e prendono il nome dalle famiglie che le fecero costruire, anche se gli Asinelli vengono ricordati insieme alla loro torre solo nel 1185.
L’Asinelli (ora alta m 97,2)  divenne di proprietà comunale nel XIV sec. E fu utilizzata come prigione e come fortezza. Pare che Giovanni Visconti, duca di Milano, che aveva potere su Bologna dopo la cacciata dei Pepoli, facesse costruire attorno alla base della torre una costruzione in legno con una passerella in collegamento con la Garisenda, passerella poi distrutta da un incendio.
Tale costruzione sarebbe servita per controllare il Mercato di Mezzo (oggi via Rizzoli) da cui potevano partire rivolte contro i Visconti mal visti dal popolo. 


La Garisenda (oggi  alta 48 m con uno strapiombo di 3,2 m) era alta circa 60 m ma fu mozzata nel se. XIV perché pericolante  causa  un cedimento del terreno . Dante Alighieri a Bologna tra l' estate del 1286 e quella del 1287 paragonò la Garisenda al gigante  Anteo in atto di chinarsi verso di lui per farlo scendere nell'abisso della Caina:


Qual pare a riguardar la Garisenda
sotto 'l chinato, quando un nuvol vada
sovr'essa sì, che ella incontro penda;

tal parve Anteo a me che stava a bada
di vederlo chinare, e fu tal ora
ch'i' avrei voluto ir per altra strada.
( Inferno ,canto XXXI)


Dal Quattrocento fino alla fine dell’Ottocento la torre divenne proprietà dell’Arte dei Drappieri che avevano la loro sede nel Palazzo degli Strazzaroli, quasi di fronte alle due torri, che ora ospita la Libreria Feltrinelli.




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Le due torri oggi




la Via Rizzoli
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mercoledì 8 febbraio 2012

NEVE A BOLOGNA


Le due torri, San Petronio, Campanile di San Francesco (foto Gabriella)

La mia città sotto la neve
ha un respiro lieve...


Porta Saragozza (foto Gabriella)


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San Michele in Bosco (foto ASntonella Campanili)


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 Piazza Maggiore (foto dal web)

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La Basilica di San Luca (foto dal web)


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lunedì 18 febbraio 2008

il canale navile

IL NAVILE NEGLI ANNI OTTANTA VISTO DALL'OBIETTIVO DI BRUNO SALVATORE





la restara in una foto del 17 aprile 2011

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Il Sostegno del Battiferro
costruito nel 1439 e terminato dal Vignola nel 1548
al centro e a sinistra ha le paratorie per regolare il livello dell'acqua, a destra la conca a due portoni per la navigazione.





A destra la Centrale Elettrica del Battiferro, che cominciò a funzionare dal 1 Gennaio 1901, utilizzando energia idraulica e vapore. Ha funzionato fino al 1961.
E' visibile la torre cilindrica della Fornace Gallotti, prima del restauro.
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La Fornace Gallotti
Era una fornace con forno di cottura di tipo Hoffmann, cioè un forno "continuo" dove il materiale è fisso nelle apposite camere, mentre il fuoco è mobile. A Bologna le prime fornaci a sistema Hoffamann furono costruite negli anni 1868-1870.
La lavorazione si effettuava dalla primavera all'autunno.


la fornace il 17 aprile 2011
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Il Sostegno del Torreggiani
Fu costruito intorno al 1560, quando i sostegni costruiti dal Vignola non furono più sufficienti.



La Madonna in terracotta non c'è più in quanto asportata da qualche maleintenzionato.


foto del 17 aprile 2011
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La Giostra, ex fornace
era probabilmente la più antica della zona con forno rotondo (di qui la denominazione Giostra). Verso il 1950 è stata trasformata per uso residenziale. Da una decina d'anni è completamente abbandonata.



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Il Sostegno del Landi, detto anche Sostegnazzo
è contemporaneo del Sostegno Torreggiani.





foto del 17 aprile 2011



Sulla sinistra è visibile una vecchia cartiera funzionante fin a metà del Novecento, con una ventina di operai.

la cartiera in una foto del 17 aprile 2011

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Il Sostegno del Grassi, detto sostegnino,
è contemporaneo di quello del Battiferro, anche questo realizzato dal Vignola sul posto di un più antico sbarramento di legno.



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Il Ponte della Bionda
è un ponte a schiena d'asino, in muratura. Scavalca il Canalazzo, ramo non navigabile del canale, presso la confluenza con l ' altro ramo.



il ponte in una foto del 17 aprile 2011


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Il Sostegno di Corticella
Sistemato in muratura dal Vignola nel 1548. Vicino ad esso sorgeva uno dei più antichi mulini del canale. Da qui partivano barche ancora nel 1930-40.


In primo piano si vede scorrere l'acqua del Canalazzo, dietro scorre la Fossetta
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il sostegno di Corticella in  foto del 17 aprile 2011
ormai un insieme di ruderi









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Il ponte di Corticella sul Canalazzo

Il ponte di Corticella, su cui passa la strada per Galliera. Qui sorgevano probabilmente il porto di Corticella, il più antico del Navile, esistente già prima del 1284.
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Nel 1948 cessa completamente la navigazione sul canale Navile. Fino a quell'anno erano in funzione 24 barconi, che potevano trasportare fino a 100 quintali di merce per 300 lire di pedaggio.
Il Navile, costruito a partire dal XII secolo, che traeva l'acqua dai canali di Reno e di Savena della città, forniva energia idraulica per gli opifici e i mulini oltre a servire per la navigazione.
In uscita il canale giunge a Malalbergo sfruttando un vecchio alveo del Savena, per poi immettersi nuovamente nel Reno. In questo modo la città era collegata al mare. Per superare i dislivelli del canale furono costruiti, in varie epoche, dieci sostegni o chiuse azionate da dipendenti del Genio Civile, che dal 1952 perdettero il posto di lavoro.
Il Navile fu sempre una importante via per il trasporto di passeggeri e merci, con rendimenti assai superiori a quello via terra: un cavallo che traina un barcone lavora infatti come 500 cavalli su terra. Il riso della bassa era trasportato in città attraverso il Navile fino agli anni Trenta.